Il 28 Maggio 2022, a Roma, nella parrocchia di S.Romano Martire, sono stati festeggiati i primi 25 anni di vita dell’Associazione.
Hanno concelebrato la Santa Messa Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Marciante Vescovo di Cefalù, don Marco Fibbi e don Julio Lavin che – in tempi diversi – sono stati i parroci che si sono presi cura di Ain Karim nel suo cammino di crescita. Le parole dell’omelia pronunciata da “don Giuseppe” (per tutti è rimasto questo il suo nome) hanno commosso gli animi di tutti e riportato l’attenzione sull’impronta divina nel percorso tutto umano di questa piccola ma grande realtà.
Carissimi fratelli e sorelle,
è sempre per me motivo di gioia ritornare qui a San Romano. Dicevo ieri che questo è l’ambiente, la comunità dove ho trascorso la maggior parte degli anni del mio sacerdozio e quindi è sempre motivo di gioia incontrare i volti. La cosa bella della Chiesa è questa, che la nostra chiesa è la chiesa dei volti, perché è una chiesa che si fonda certamente sul volto di Cristo, ma è la chiesa che incontra i volti, la chiesa delle relazioni, la chiesa dove si curano le relazioni. Una chiesa senza relazioni è una struttura, non è una comunità. La chiesa è sempre caratterizzata per questa cura particolare delle relazioni, dell’incontro dei volti. Perché il volto indica la persona, il volto indica la sua storia, il volto indica l’amicizia, il volto indica la preziosità dell’altro…
E allora è da questa chiesa dei volti che esce fuori l’esperienza, come quella della casa famiglia Ain Karim, come quella delle Misericordie, di cui abbiamo celebrato proprio l’altro giorno il venticinquesimo di questa bella realtà, proprio perché è la chiesa in cui Cristo passa attraverso le relazioni che è una chiesa viva. Ma una chiesa dove Cristo non passa dalle relazioni ma passa dalle carte, o passa dalle istituzioni fredde, non è la chiesa viva.
Siamo in un periodo bello della chiesa perché è il periodo dopo Pasqua e ormai siamo incamminati verso la festa della Pentecoste dove la chiesa viene inondata dal fuoco dell’amore, dal fuoco dello Spirito. La chiesa della Pentecoste è proprio la chiesa dei volti.
Oggi festeggiamo l’ascensione del Signore, ma festeggiamo l’ascensione perché prima il Signore è disceso. Colui che è asceso al cielo prima è disceso dal cielo, per incontrare noi, per vedere i nostri volti, incrociandoli, per assumere le nostre vite, prenderle su di sé, purificarle, redimerle, e riportarle al Padre.
È questa in qualche modo la strada che ci indica la redenzione. Dio si prende cura, Dio scende, Dio si incarna, entra nella vita degli uomini, trasforma la vita degli uomini per riportarla sulle note originali e presentarla al Padre. Questo è il motivo dell’ascensione. Gesù ce l’aveva detto: Io vado a prepararvi un posto e voi conoscete la via di questo ritorno.
Festeggiamo oggi Ain Karim. Molti mi hanno chiesto: ma come è nata Ain Karim? Perché è nata Ain Karim?
Possiamo dire che Ain Karim, come qualsiasi altra opera che viene da Dio, nasce da una intuizione e da un dono dello Spirito o meglio da un dono dello Spirito che viene intuito, captato. Lo Spirito suscita l’intuizione nell’anima, lo Spirito feconda le anime, le rende gravide di desideri e di sogni. Così l’anima fecondata intuisce nel desiderio e nel sogno la bellezza misteriosa della voce del Signore che chiama.
Ho voluto far pubblicare un librettino, che tutti potete poi chiedere, sulla casa famiglia che si chiama “Ain Karim la casa famiglia diffusa”. Sono alcune note registrate da Paola e messe su carta.
Scorrendo queste pagine vi potete rendere conto che in effetti è qui l’origine di Ain Karim, in questo dono dello Spirito, in questa intuizione dell’amore del Signore che chiama.
È iniziato così il percorso di Ain Karim e inizia così ogni percorso che porta l’impronta di Dio. Per cui, chi è stato fecondato dallo Spirito ed è stato chiamato cerca la luce e la conferma se il pensiero fecondato è veramente una chiamata o è una pura illusione.
Attraverso luci e ombre, dubbi e conferme, prove e consolazioni l’anima arriva a distinguere chiaramente la volontà di Dio.
La casa di Ain Karim è nata dalla fecondità dello Spirito, perché lo Spirito è sempre fecondo, perché è lo Spirito di vita.
Ma è nata dall’accoglienza aperta e generosa di una vergine consacrata a Dio, cioè di una donna che ha messo la sua esistenza a disposizione di Dio, totalmente offerta a lui.
Il dono fecondo dello Spirito in questo caso si chiama compassione che è sinonimo di misericordia ossia la capacità di soffrire con chi soffre e gioire con chi gioisce, in modo tale che tutto diventa dono e chi accoglie la compassione diventa una persona empatica. Ma alla persona che riceve tale dono si affiancano due categorie di persone, una categoria che mette alla prova l’intuizione, ponendo ostacoli, insinuando dubbi, mettendo in atto anche una serie di cattiverie per farla desistere dal progetto di seguire l’intuizione. Dall’altra si affiancano persone che comprendono la bontà del proposito, e da una parte i poveri che bussano alla porta del cuore e dall’altra una comunità di compagni, volontari, collaboratori che vengono affascinati e coinvolti nel sogno.
I primi servono a purificare il desiderio per renderlo libero da contaminazioni dell’orgoglio, i secondi danno nutrimento al bene che si sprigiona dal desiderio e dal sogno come un fuoco che viene continuamente alimentato.
Ebbene, all’inizio l’esperienza di Ain Karim è nata così, da un dono dello Spirito e da una intuizione che diventa desiderio e diventa sogno, e nello stesso tempo da una comunità che accompagna nel discernimento e nell’attuazione del sogno e dell’intuizione. Così è nata Ain Karim. Potete mettere anche i nomi dei personaggi che sono tanti. Prima di tutto Paola che ha avuto l’intuizione, poi metteteci tutti i volontari, tutta la comunità di San Romano, il primo gruppo, si potrebbero fare nomi e cognomi ma sono troppi, sono tanti. Metteteci i poveri, (sono stati elencati poco fa, sono stati dati anche dei numeri).
Sono queste le realtà che costruiscono un progetto. Ma all’inizio c’è sempre il dono di Dio. Ecco perché le opere belle, le opere dell’amore non sono opere semplicemente umane. Sono innanzitutto opere divine. Il bene viene seminato da Dio. L’umanità come una terra generosa lo accoglie come si accoglie il seme, per portare frutto.
Carissimi, devo ringraziare il Signore per aver messo sulla mia strada questo sogno, questa intuizione, perché man mano che un’opera prende corpo l’opera cambia chi collabora. E devo dire che questo effetto l’ha fatto anche in me. E l’effetto è quello che ci diceva poco fa il Vangelo, la conversione e la remissione dei peccati.
Chi incontra Ain Karim o qualsiasi opera che viene dallo Spirito si sente attratto nell’intimo, profondamente, perché il bene attrae sempre, il bene è attraente.
Ma nello stesso tempo chi incontra il bene trasforma la sua vita, cambia il suo giudizio sulle cose, cambia specialmente i pregiudizi.
Quando vieni a contatto con un’opera del bene, senti crescere dentro di te il desiderio del bene, il desiderio dell’amore. Questo è l’effetto che fanno queste opere all’interno della nostra realtà ecclesiale e sociale. Sviluppano in te questo seme che Dio ha seminato che è il bene stesso, la possibilità del bene dentro di te, e nello stesso tempo un’opera del genere diventa un grande progetto per la società, per le nostre città.
Possiamo dire che Ain Karim è una proposta di vita per le nostre città, e così secondo me è stata, un modello di convivenza civile, di convivenza umana, nello stesso tempo.
Questa è incarnazione. Questa è opera di Dio.
Chi vi partecipa viene completamente trasformato dal di dentro, sia chi è ospite, sia chi è volontario, tutti insieme vengono coinvolti da questo movimento straordinario suscitato dall’amore.
Allora noi carissimi non siamo chiamati a tenere in piedi strutture. Noi siamo chiamati a tenere in piedi comunità, comunità di relazione.
Questo è il segreto della giovinezza di una esperienza.
Ma se questa esperienza si traduce presto in una istituzione burocratica, prima o poi muore, anzi più prima che poi.
La durata di una esperienza, e qui celebriamo i primi 25 anni, dipende proprio da questo, dal non essere una struttura ma dall’essere un’esperienza di vita.
E allora carissimi vorrei formulare un augurio, l’augurio che ognuno di noi possa incontrare nella propria vita, come un bene immenso, un bene sommo, esperienze di vita come quella di Ain Karim, come quella delle Misericordie, come qualsiasi altra opera bella dell’amore. Sono le opere belle del Signore. Auguro questo a ciascuno di voi.
Nello stesso tempo ringrazio il Signore per gli anni vissuti in questa comunità e per l’esperienza condotta insieme ad Ain Karim.
Ringrazio il Signore per i sacerdoti che sono venuti dopo di me come parroci perché hanno capito la bellezza di queste opere dell’amore e con entusiasmo, con forza, con gioia hanno alimentato tutto questo bene.
Ringrazio tutti i volontari, quelli della prima ora e quelli dell’ultima ora, che con le loro piccole azioni, con i loro piccoli doni hanno reso bella un’esperienza agli occhi di Dio e agli occhi degli uomini, agli occhi di Dio come amore, agli occhi degli uomini come coloro che usufruiscono di questo bene, in modo particolare.
Chi passa da casa famiglia trova tante belle foto di tanti bambini. Dietro quelle foto c’è una storia, dietro quelle foto c’è da una parte certamente un dramma, ma dall’altra c’è il recupero della persona che è straordinario, c’è la bellezza di quei volti, di quei bambini.
Auguro alla casa famiglia Ain Karim di crescere, ma non una crescita semplicemente di numero, perché si moltiplichino queste esperienze, ma una crescita nell‘amore, una crescita nel dono, una crescita nella dedizione, una crescita nell’umanità perché questa esperienza possa traghettare gli uomini e le donne e i bambini verso la completezza dell’umanità, verso la ricchezza dell’umanità, verso la bellezza dell’umanità. Auguri!
La Santa Messa ha visto una grande partecipazione di persone legate all’associazione: da chi ancora oggi vi opera quotidianamente a chi ha ormai da tempo lasciato – con gratitudine per il sostegno ricevuto – il nido. C’erano grandi e bambini – piccoli e piccolissimi – mamme, ragazzi e ragazze, operatori, volontari, amici, sostenitori… Era bello vedere la famiglia riunita come in uno dei grandi, solenni, giorni di festa quando tutti si ritrovano a gioire della loro storia comune, del loro appartenere ad una larga, accudente e accogliente comunità.
La celebrazione si è conclusa con le testimonianze di chi – in diversi modi – si è avvicinato a questa realtà e con gli splendi canti di un coro Gospel tutto italiano, i “Soul singers”, diretti dalla maestra Paola Laudano con gli arrangiamenti del maestro Franco Riva.
Un articolo di Roberta Pumpo su Romasette: “Ain Karim crocevia di dolore e di rinascita” ha parlato di questo specialissimo compleanno.
Grazie a Gabriele Pallai @studio_pallai per le fotografie