Dal 2021, sotto la denominazione “Legami per crescere“, e con il contributo della Regione Lazio, l’associazione svolge una attività di volontariato all’interno della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia. L’obiettivo è quello di offrire sostegno alla genitorialità per le mamme detenute. In un lavoro di rete con gli educatori e psicologi di Rebibbia, abbiamo dato vita per la prima volta agli incontri madre-bambino all’interno della Casa dell’Affettività – M.A.M.A (Modulo per l’affettività e la maternità) – progetto voluto da Renzo Piano. Dare vita a questi incontri ha sottolineato l’importanza di creare luoghi più consoni per l’incontro delle mamme con i loro figli dove quest’ultimi possano sentirsi al sicuro e in luoghi dove al posto delle sbarre ci siano giochi e silenzio. Un ambiente accogliente dove la vicinanza con la mamma diventi più naturale possibile.
Il lavoro stretto con le donne detenute ci ha fatto capire quanto sia essenziale per il benessere loro e delle loro famiglie poter mantenere un contatto frequente e ravvicinato. Per questo, dal 2022, l’associazione ha offerto loro un piccolo sostegno economico per rendere possibile una comunicazione regolare con le famiglie (ricarica telefoniche e/o pagamento email).
Nell’Aprile 2019, insieme alla Fondazione Severino, Ain Karim si è impegnata per aiutare le donne uscite dal carcere femminile di Rebibbia, accogliendole nelle case dell’Associazione: questo è il progetto Casa Ebron.
CASA EBRON si sviluppa a partire dalla constatazione del fatto che molte donne sottoposte a regime detentivo maturano – durante il tempo in carcere – un serio desiderio di vita nuova, di rinascita e di riscatto da un passato nocivo per loro stesse e per gli altri. Per molte di loro, però, tale cambiamento può essere ostacolato, una volta uscite, dalla complessità delle loro situazioni familiari, economiche, sociali e psicologiche.
CASA EBRON si configura allora come un luogo di accoglienza e crescita per le donne a fine pena o sottoposte a misure alternative al carcere. “Casa” dunque certamente come spazio abitativo ma anche – e soprattutto – come base da cui, in condizioni di sicurezza e protezione, poter ripartire: luogo fisico in cui sono offerti spazi relazionali positivi che rispondono al bisogno di ciascuna di “sentirsi a casa” nella propria storia, con se stessa, nella relazione con gli altri, nel mondo.
Casa Ebron è al centro di una rete, avviata ma ancora in costruzione, di volontari, sostenitori, enti, scuole e servizi sul territorio e fuori con l’obiettivo di creare un contesto capace di avviare e sostenere i progetti stilati individualmente per (e con) ogni ospite e favorire l’emergere di occasioni di formazione e di lavoro in vista del percorso di autonomia e reinserimento sociale.
Non meno importante è lo scopo parallelo di sensibilizzazione della società sui temi legati al carcere e alla riabilitazioni di chi ne esce.
Il progetto prende il nome da Ebron, il primo pezzo della terra promessa acquistata da Abramo per seppelirvi la moglie Sarah. Questo nome vuole fare riferimento alla speranza che deve nascere ancor prima che si veda il frutto, segno che le grandi cose si raggiungono con i piccoli passi e con l’unione delle forze. Ebron vuole anche parlare del fatto che per raggiungere la vera libertà, quella del cuore, è necessario un percorso interiore da fare, che richiede tempo, pazienza, fiducia, impegno, speranza, l’adesione personale alla proposta di una vita vera fondata sull’amore e sul rispetto di sé e degli altri.
Sia in “Legami per crescere” che nel progetto “Casa Ebron”, ci è costantemente vicina la Congregazione di San Giovanni Decollato che da sempre ha al centro della sua attenzione le famiglie più fragili, in particolare quelle dei detenuti.